lunedì 30 gennaio 2012

Notturno nella prateria o dei fagioli di Trinità

Fagioli in umido Old West style



  
Qualche sera fa, dopo aver scritto il post sulle tortine di nonna Papera, cercando di ricordare quali altri piatti mangino i protagonisti di fumetti per continuare la serie, ho chiesto l'aiuto dell'amico Roberto, lettore, nella prima gioventù, dei fumetti di Diabolik.
Ne è seguito uno scambio di sms...
"Ma Diabolik, cosa mangiava?"
"Nn lo so! ma...xkè?"
"Avevo bisogno di una consulenza.
Sto creando una sezione dedicata alle ricette dei cartoon"
"Kredo ke lui e Eva Kent abbiano1alimentazione leggera visto la linea ke possiedono entrambi...certo ke Eva, con kuegli okki..."
"Non mi sei di grande aiuto!"
"Nn l'ho mai letto molto! Magari Tex Willer o Topolino"
"Ok, cosa mangiava Tex Willer?"
...
"L'ho scoperto! Bistecca con patate!"
"Diabolik?"
"No Tex Willer! Diabolik è messo male, Eva pare sappia solo aprire scatolette, il ke spiega la silhouette dei 2!"
"Tex amava anke i fagioli, pensa ke notti tormentate nella prateria..."

A questo punto sono stata colta da un attacco di fou rire…e sì, anche perché in questa prateria letterario-cinematografica non era solo Tex Willer ad amare i fagioli, ma anche zio Paperone – il cui motto a riguardo è "Fagioli e favori non si rifiutano mai" e, soprattutto, Trinità, il cowboy alternativo dei film anni '70 di E. B. Clucher, pseudonimo di Enzo Barboni.

Ricordo di avere visto il film da piccola, quando facevo le elementari, accompagnata da mio padre, per il quale la padella di ferro piena di fagioli del film è rimasta un mito – per cui a casa mia i fagioli così cucinati sono diventati i “fagioli di Trinità”.

I fagioli in questione sono di fatto in umido, la cui ricetta in una versione assai semplificata, potete trovare, insieme ad altre di suo gradimento, anche sul sito ufficiale dell'attore Terence Hill.

Per una padellata di fagioli casalinga utilizziamo:

200 gr fagioli secchi, fatti rinvenire tutta la notte nell’acqua insieme a un cucchiaio di bicarbonato
una scatola di pomodori pelati
mezza cipolla
uno spicchio d'aglio
50 grammi di lardo
un cucchiaino da caffè di peperoncino tritato (o un peperoncino fresco privato dei semi e finemente tritato)
un cucchiaio d’olio
sale qb

Cuocere i fagioli in abbondante acqua salata (va bene anche nella pentola a pressione, magari con un pizzico di semi di finocchio che li rendono più digeribili, giusto per evitare l'effetto notte nella prateria).
In una padella di ferro rosolare a fuoco lento con un cucchiaio d'olio il lardo (o la pancetta) tagliato a cubetti, la cipolla tritata finemente, l'aglio e il peperoncino. 
Quando la cipolla comincerà a imbiondire aggiungere i pomodori tritati (meglio i pelati) e i fagioli. 
Cuocere fino a riduzione del sugo, aggiungendo quando occorre un mestolo d'acqua
Servire nella padella, magari come accompagnamento a pancetta fritta e uova...

Le padelle del vecchio West dovevano proprio essere come quella del film, di ferro con un buco nel manico, adatta a essere legata dietro la sella; e in effetti i fagioli dovevano essere un cibo molto comune tra i mandriani, facile da trasportare secco in sacchetti attaccati alla sella, come pure lardo, peperoncino e carne essiccata; non penso che, almeno inizialmente, dovesse trattarsi di fagioli in scatola, dal momento che le prime aziende conserviere americane diffusero le verdure in scatola solo dopo i primi del '900.

Il processo di sterilizzazione, infatti, fu inventato nel 1795 dal francese Nicolas Appert nell’ambito di un concorso indetto da Napoleone per l’invenzione di per un metodo che impedisse il deterioramento delle provviste di cibo dei militari.  Appert nel 1804, aprì poi a Massy una fabbrica di conserve inscatolate e successivamente, nel 1810 pubblicò il libro L'arte di conservare tutte le sostanze animali e vegetali, che tradotto in tedesco e in inglese ebbe poi grande diffusione a livello mondiale. In America i primi stabilimenti di carne in scatola sorsero intorno al 1860, mentre quelli per la conservazione delle verdure sorsero più tardi.

Per quanto riguarda i pomodori, fu proprio un piemontese, Francesco Cirio, nato a Nizza Monferrato ma trasferitosi a Torino, a costruire la prima grande azienda conserviera italiana e a commercializzare i pomodori pelati, fondando, agli inizi del ‘900, la prima grande azienda conserviera con succursali in tutta Europa.

Bisogna dire che, in effetti, i fagioli, il nostro Trinità li mangia all'osteria, e magari li trova così buoni proprio per il sugo di pomodoro, che nella prateria non poteva trovare…
E qui arriviamo al nocciolo della questione…cosa, di fatto, rende tanto speciali i fagioli di Trinità? 
Per me è la concentrazione con cui il protagonista li mangia, alternando il ritmo delle cucchiaiate di fagioli a quello dei solidi e bianchissimi pezzi di pane, alle sorsate di acqua nello spesso bicchiere rustico, in un costante crescendo, fino ad arrivare alla scarpetta finale.
Come a dire che, in effetti, è sempre l’appetito, il miglior condimento...

P.S. Tanto che il suo commento all'oste, dopo, è: "Comunque, i fagioli, facevano schifo."

P.P.S. Per altre ricette Old West Style rimando ai siti americani:
http://www.alanskitchen.com/Cowboy/default.htm
http://www.legendsofamerica.com/we-oldwestrecipes.html

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