venerdì 16 agosto 2013

La vera piadina - o forse focaccia - piemontese...

Schiciòla o friciòla




Perché, in una cucina così ricca e strutturata come quella piemontese non esiste una pizza, una piadina o una focaccia?
Forse perché il clima non invita a consumare cibo per strada? Forse per la personalità degli abitanti, un po' chiusa e diffidente? Forse perché i piemontesi, bougianèn - gente stanziale, che non ama spostarsi -  preferiscono "buté le gambe sùta la tàula", ossia consumare i loro pasti tranquillamente seduti a tavola, con la debita calma? Probabilmente per tutta questa serie di motivi, per cui il cibo in Piemonte non si consuma in strada ma nei caffè o nelle piòle (osterie), inventando modalità alternative, rispetto alle altre regioni italiane, per il suo consumo - dalla merenda sinoira, cena anticipata a base di piatti salati, al rito dell'aperitivo - nonché tutta una variegata serie di cibi che potessero essere consumati nell'intervallo o al posto dei pasti principali - dalla piccola pasticceria ai tramezzini, inventati dal famoso bar Mulassano di Torino.
In realtà, però, una focaccia piemontese esiste, anche se poco conosciuta; si chiama schiciòla; a me è capitato di mangiarla, come antipasto, per la prima volta in un ristorante di Cocconato d'Asti, località tradizionalmente nota tra i torinesi per i buoni ristoranti dove consumare pranzi di famiglia. La schiciòla, come viene chiamata nel Monferrato Casalese (mentre ad Asti è chiamata friciòla) non è altro che una piadina realizzata con gli avanzi della pasta degli agnolotti (o dei tajarin), cotta in padella  - o al forno - e farcita con salumi e formaggi tipici. Buona? No, buonissima, e soprattutto molto morbida, data la presenza nell'impasto dell'uovo. Ma perché, allora, non è più diffusa? Ma è ovvio: se c'è la schiciòla vuole dire che ci sono gli agnolotti o i tajarin... e non vorremmo mica rovinarci l'appetito, vero?

per tenere a bada l'appetito in attesa degli agnolotti
(dose per quattro bougianèn)

100 gr farina
1 uovo
1 pizzico di sale
burro o olio evo qb

per farcire:
salumi e formaggi piemontesi (prosciutto, salame crudo o cotto, robiola, toma...) o verdure e formaggi

In una ciotola capiente o sull'asse per fare la pasta impastare bene la farina con l'uovo e il sale, fino a ottenere un impasto omogeneo; lasciare riposare l'impasto per almeno mezz'ora, dividerlo in quattro palline e spianarle sottilmente fino a ottenere delle sfoglie rotonde dello spessore di circa 1 o 1/2 mm.
Cuocerle in una padella di ferro o antiaderente unta con poco burro (o olio) su entrambe i lati, bucherellandole con i rebbi di una forchetta. Condirle calde con formaggi e salumi piemontesi e servirle immediatamente, accompagnate da un bicchiere di buon vino.

In foto una schiciòla  condita con melanzane saltate in padella con olio, prosciutto al coltello e toma; ma a ognuno ciò che suggerisce la fantasia e la dispensa...

3 commenti:

paneamoreceliachia ha detto...

Non conoscevo questa focaccia e mi incuriosisce molto l'imasto, sicuramente una ricetta da provare.
Alice

zia Consu ha detto...

Davvero interessante questa ricetta..complimenti, non la conoscevo ma adesso mi hai incuriosita a provare! Grazie e felice we :-D
la zia Consu

la cuoca cialtrona ha detto...

e' poco nota, è vero, ma sicuramente da provare, perché il tipo di impasto, al contrario di quello delle focacce o piadine è sicuramente più "gentile" e assolutamente non pesante...l'unico rischio è esagerare...

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